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Energia: test di successo da CFS, partecipata ENI, per la fusione nucleare a confinamento magnetico

Roma, 9 settembre – È stato portato a termine con successo il primo test di un super magnete che dovrebbe contenere e gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio. L’esperimento nasce dalla partnership tra Commonwealth Fusion Systems (CFS), partecipata da ENI, e il MIT di Boston. CFS prevede di costruire entro il 2025 il primo reattore sperimentale e di produrre energia per la rete già nel prossimo decennio.
La fusione a confinamento magnetico è una tecnologia finora mai esplorata e applicata a livello industriale. Secondo Eni, “è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile, che riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una svolta nel percorso di decarbonizzazione”.
Il test ha riguardato l’utilizzo di elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ossia la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali.
Il primo impianto sperimentale denominato SPARC, che CFS prevede di realizzare appunto entro il 2025, terrà insieme in configurazione toroidale (una sorta di ciambella chiamata “tokamak”) un totale di 18 magneti dello stesso genere di quello oggetto del test. In tal modo sarà possibile generare un campo magnetico di intensità e stabilità necessarie a contenere un plasma di isotopi di idrogeno a temperature dell’ordine di 100 milioni di gradi, condizioni necessarie per ottenere la fusione dei nuclei atomici, con il conseguente rilascio di un’elevatissima quantità di energia. SPARC sarà seguito dal primo impianto dimostrativo, ARC, capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica, che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.
CFS, contestualmente, ha siglato un accordo con il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT), per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione.
C’è da dire tuttavia che l’impegno italiano sul terreno della fusione nucleare è più ampio e strutturato, alla luce anche del Progetto DTT- Divertor Tokamak Test facility, promosso nel 2015 da circa cento scienziati di varie istituzioni, ENEA in testa, con il supporto di due laboratori Ue (il tedesco KIT e il polacco IPPLM) e la collaborazione di esperti di altri laboratori internazionali. Nel settembre 2019 fu insediato il Consorzio DTT per implementare il progetto, con un costo previsto di circa 500milioni di euro. Ad oggi i contributori finanziari al progetto sono vari:

  • Il consorzio EUROfusion che oltre alla collaborazione scientifica contribuisce con 60 M€
  • MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), contributo finanziario di 40 M€
  • MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), contributo finanziario di 40 M€
  • Regione Lazio, contributo finanziario di 25 M€
  • BEI (Banca Europea degli Investimenti), con un mutuo a lunga scadenza garantito dalle proprietà ENEA per una cifra di 250 M€
  • Cina, con collaborazione scientifica e contributo di 30 M€

 

Link:
https://cfs.energy/

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