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Lincei: “Anche dopo il Pnrr la politica dia le giuste prospettive alla scienza”

ROMA, 6 settembre – Un appello alla politica in campagna elettorale per dare alla scienza e ai suoi progetti la centralità che meritano. Il pungolo arriva dal Piano quinquennale 2023-2027 per la ricerca pubblica stilato da un gruppo di studiosi e diffuso dall’Accademia dei Lincei.
“Negli ultimi anni, grazie alla sensibilità dei governi Conte 2 e Draghi e alla disponibilità dei fondi del PNRR – anche rispondendo all’appello a Parlamento e Governo di un gruppo di scienziati e di soci dell’Accademia dei Lincei – si sono costruiti i presupposti tecnici, giuridici ed economici per dare alla ricerca pubblica una prospettiva di sviluppo organico di medio e lungo termine, dopo un decennio di tagli e di interventi episodici. Si tratta di una opportunità unica e che non può essere sprecata”, dice in premessa il documento firmato dagli scienziati Ugo Amaldi, Luigi Ambrosio, Luciano Maiani e Angela Santoni.
Nel testo si chiede di finanziare solo progetti scientifici qualitativamente impattanti, attraendo più ricercatori e dando loro merito e sicurezza economica, oltre che strumenti adeguati. Il documento rappresenta l’approdo di un processo avviato nel marzo 2021, con l’Appello al Governo e al Parlamento di un gruppo di ricercatori di primo piano, compreso il Premio Nobel Giorgio Parisi, per evitare sperperi nell’uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“La politica deve essere capace di trasformare l’eccezionalità del Pnrr in una situazione strutturale, pianificando e programmando la politica della ricerca per inserirla in una logica di pianificazione e programmazione che non si esaurisca con i fondi europei, che termineranno nel 2026. Una sfida che parte dalla prossima legge di bilancio”, prosegue il testo.
Infine, il piano mostra in particolare come “senza risorse crescenti nel tempo, per un totale di 10,4 miliardi negli anni 2023-2027, la spinta propulsiva dei fondi Pnrr si esaurirà, cosicché il rapporto tra spese in ricerca pubblica e Pil, dopo aver raggiunto nel 2024 lo 0,71%, scenderà nel 2028 allo 0,55%, com’era prima della pandemia”.
Ecco perché bisogna cogliere il momento positivo e valorizzarlo in un’ottica di lungo periodo. “La ricerca deve essere sia quella di base – precisano gli studiosi – che rappresenta il vero motore dell’innovazione, che quella applicata in settori strategici come la farmaceutica, la produzione delle energie rinnovabili, l’elettronica avanzata, l’intelligenza artificiale e così via”.

Il Piano quinquennale 2023-2027 per la ricerca pubblica
https://www.lincei.it/sites/default/files/documenti/Articles/Piano_quinquennale_%20per_la_ricerca_pubblica-2023-2027_Lincei.pdf

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