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Ricercatori, Corte di Giustizia Ue: Sul lavoro Italia in linea con diritto europeo

ROMA, 16 dicembre – I contratti di lavoro da ricercatore universitario a tempo determinato rientrano nei canoni del diritto Ue. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione europea intervenendo sulla normativa italiana relativa al reclutamento dei ricercatori universitari a tempo determinato per un periodo di tre anni, prorogabili per altri due anni (contratti di tipo A), oppure con durata di tre anni riservati ai ricercatori che abbiano già beneficiato dei contratti di tipo A o che posseggano altri requisiti (contratti di tipo B).
Secondo la Corte di Lussemburgo la normativa italiana “non è discriminatoria” e la durata massima complessiva dei contratti a tempo determinato (12 anni) e il numero massimo di proroghe sono adeguati a “prevenire il ricorso abusivo ai contratti a tempo determinato”.
Il rinvio pregiudiziale scaturisce da una causa intentata da alcuni ricercatori universitari nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dell’università degli studi di Perugia, circa il rifiuto di convertire i loro contratti a tempo in contratti stabili o di ammetterli alla valutazione ai fini della loro iscrizione nell’elenco dei professori associati.


La decisione della Corte di giustizia Ue
https://www.eius.it/giurisprudenza/2022/689

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