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Nature e il (presunto) declino della scienza rivoluzionaria

ROMA, 30 gennaio – Siamo al declino della scienza “disruptive” e rivoluzionaria? Lo sostiene Nature in un articolo che è arrivato come un sasso nello stagno, secondo cui gli studi e le ricerche “dirompenti” sono diminuiti fortemente in un lasso di tempo che va dal 1945 al 2010. In realtà, il calo non è in numeri assoluti, ma in percentuale rispetto al totale della produzione scientifica. Dunque, non vuol dire che siano diminuite le indagini che rompono un paradigma, ma è aumentata la produzione scientifica che puntella, conferma e consolida determinate acquisizioni.
Insomma, oggi si pubblica molto di più e peraltro possono anche essere cambiati i criteri per cui uno studio viene considerato rivoluzionario. Magari oggi giudichiamo solo un progresso importante ciò che 60 o 70 anni fa sarebbe stato considerato del tutto inedito.
In ogni caso, l’articolo di Nature parte da un “indice di dirompenza” e lo applica alle citazioni di 45 milioni di paper scientifici e di 3,9 milioni di brevetti dal 1945 a oggi. L’indice serve a calcolare la maniera in cui articoli e brevetti riescono a modificare le reti di citazioni nelle pubblicazioni dopo cinque anni. E si nota che il valore cala di oltre il 90% tra il 1945 e il 2010 per i documenti di ricerca e di oltre il 78% dal 1980 al 2010 per i brevetti.

L’articolo di Nature
https://www.nature.com/articles/s41586-022-05543-x/figures/2

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