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Università: secondo Eurispes un docente su quattro favorevole al numero chiuso

ROMA, 9 febbraio – Tecnologie sì, ma l’insegnamento in presenza si afferma come una condizione imprescindibile dell’esperienza universitaria: la pensa così il 97% dei professori (l’83,1% lo ritiene “molto importante”). Il 77,4% dei docenti delle università tradizionali ha un’opinione abbastanza o del tutto negativa degli atenei telematici. Sono alcuni dei risultati del secondo Rapporto su scuola e università di Eurispes, che contiene un focus specifico sulle opinioni dei professori negli atenei italiani. Sul fronte dell’accesso agli studi terziari, il 61,6% dei docenti universitari non ha riscontrato particolari problemi derivanti dall’eccessiva numerosità degli alunni. Il 23,5% è favorevole al numero chiuso e il 41% lo è ma solo per alcune facoltà. Il 97% dei professori ha evidenziato problemi di abbandono universitario, fenomeno che sarebbe causato in particolare dallo scarso interesse dei ragazzi (21%). Un docente su quattro (25,8%) pensa che per contrastare l’abbandono universitario sia necessario innanzitutto rafforzare il collegamento tra insegnamento e mondo professionale.
Le carenze dei discenti si concentrano soprattutto nella capacità di scrittura (89,1%) e nella proprietà e varietà di linguaggio (88%), a seguire ortografia e sintassi (82,4%) e sviluppo logico dei temi (83%). Nonostante le criticità emerse, l’attuale metodo di valutazione degli studenti, basato sui voti, è adeguato secondo il 77,5% dei professori che inoltre, in larga parte, non condividono la critica verso l’insegnamento universitario di essere nozionistico e mnemonico (66,9%).
Il 62,1% dei professori individua un problema di divario tra la formazione universitaria e il mondo del lavoro. Nonostante questo, negli ultimi anni in Italia sono stati fatti dei notevoli passi in avanti per colmare alcune mancanze: per il 77,4% si è trattato di una maggiore attenzione verso i percorsi formativi, per il 60,4% di uno sforzo per favorire il dialogo tra imprese e università, per il 56,1% è stato potenziato il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro, per il 55,1% sono state implementate le attività extracurriculari. Di contro, il 64,1% ritiene che non siano stati fatti passi in avanti per una maggiore formazione dei docenti.
Secondo l’indagine Eurispes, il progetto Erasmus, come opportunità soprattutto per gli studenti economicamente svantaggiati, è ritenuto una priorità dal 44,9% dei rispondenti, mentre la maggioranza (52%) lo ritiene importante ma non indispensabile. Una quota minoritaria (3%) lo considera inutile.
Per il 79% dei docenti l’università italiana contribuisce “molto” (25,3%) e “abbastanza” (53,7%) alla cultura generale degli studenti. Per il 72,5% essa inoltre trasferisce non soltanto nozioni, ma anche capacità di analisi e critica, mentre per il 71,3% fornisce conoscenze e competenze specifiche utili al mondo del lavoro e per il 65,1% facilita, attraverso il titolo, l’ingresso nel mercato del lavoro e favorisce il confronto di idee e punti di vista (64,3%). La maggioranza dei professori (58,1%) non condivide l’idea che in Italia troppo spesso l’università rappresenti un “parcheggio” in attesa di opportunità lavorative. Per il 58,5% l’Università sta perdendo centralità come canale di formazione qualificata, e per il 62,1% sarebbe opportuno modulare l’offerta universitaria in modo da potenziare le discipline Stem. Di contro, il 73,8% non pensa che in Italia la quota di laureati sia superiore alle richieste del mercato, né che l’offerta universitaria in Italia sia adeguata alle richieste del mercato del lavoro (68,9%).

 

Il rapporto integrale Eurispes:
https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/2-rapporto-sulla-scuola-e-luniversita-2024/

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