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Pnrr: si allargano i requisiti per gli incentivi al rientro dei “cervelli”

ROMA, 6 marzo – Il decreto Pnrr, in vigore dal 2 marzo scorso, estende la platea dei giovani ricercatori italiani potenzialmente interessati agli incentivi al rientro nel Bel Paese con il Piano di ripresa e resilienza. Non solo i vincitori di un bando European research council (Erc), di una borsa Marie Curie o di un Sigillo d’eccellenza, già inclusi nell’avviso pubblico 2022: adesso la call attesa per aprile dovrebbe allargare i requisiti e includere altre categorie.
Intanto gli studiosi che abbiano ricevuto una valutazione eccellente nell’ambito della partecipazione a bandi Starting grant e Consolidator grant dell’Erc, benché non finanziati per carenza di risorse. Poi anche i ricercatori titolari di un post-doc internazionale. Inoltre, vengono inclusi i vincitori di un Sigillo di eccellenza negli anni successivi al 2022. Va ricordato che l’incentivo riguarda l’ammissione al finanziamento e la chiamata come ricercatore a tempo determinato di tipo A da parte delle università italiane.
L’allentamento dei requisiti è apparso necessario a fronte della penuria di adesioni di “cervelli”, visto che in pochi vogliono rientrare dall’estero. Su un totale di 700 finanziamenti banditi, infatti, sono state solamente 290 le domande presentate, come riferito dall’ultima Relazione del governo sullo stato di attuazione del Pnrr. Il target previsto a fine 2022 era di 300 giovani rimpatriati, ma si è arrivati appena a quota 302 soltanto includendo 50 contratti di ricerca già siglati in ragione di bandi precedenti.
Ecco perché la revisione del piano ha rimodulato l’obiettivo finale, fissato al 30 giugno 2025, abbassando l’asticella da 2.100 a 850 studiosi di ritorno e abbattendo le risorse disponibili da 600 a 210 milioni di euro.

 

 

 

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