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In discussione al Senato il disegno di legge n. 2285 ( Disposizioni in materia di attività di ricerca e di reclutamento dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca ) dove sono in corso le audizioni. Si integrerà con quanto prevede il PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non può che prendere atto che in Italia ci sono pochi ricercatori e per giunta subiamo un’emorragia di talenti che nessuno sembra in grado di arrestare. Il PNRR spiega anzi che “una barriera importante allo sviluppo e alla competitività del sistema economico è rappresentata dalla limitata disponibilità di competenze, con un numero di ricercatori pubblici e privati più basso rispetto alla media degli altri Paesi avanzati (il numero di ricercatori per persone attive occupate dalle imprese è pari solo alla metà della media UE: 2,3% contro 4,3% nel2017). Diventa, pertanto, necessario frenare la perdita, consistente e duratura, di talento scientifico tecnico, soprattutto giovani, recuperando il ritardo rispetto alle performance di altri Paesi”.
Ecco perché la Missione 4, Componente 2 del Recovery plan italiano prevede 11,44 miliardi complessivi per i seguenti obiettivi: rafforzare la ricerca e favorire la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese; sostenere i processi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico; potenziare le infrastrutture di ricerca, il capitale e le competenze di supporto all’innovazione. Le ricadute attese della componente si sostanziano in un significativo aumento del volume della spesa in R&S e in un più efficace livello di collaborazione tra la ricerca pubblica e il mondo imprenditoriale.
Propedeutica a queste misure sarà la riforma a supporto della ricerca e sviluppo, caratterizzata da un modello basato su poche missioni orizzontali, con interventi aggregati e integrati per sostenere l’intera filiera della creazione della conoscenza (poli tecnologici e infrastrutture di ricerca, competenze scientifiche e tecnologiche, imprese). Queste missioni saranno conformi alle priorità del Piano Nazionale della Ricerca (PNR) 2021-2027 e ai pilastri di Horizon Europe, in particolare al pilastro 1 e 3. Le misure, inoltre, contribuiranno a spianare la strada per affrontare le missioni Horizon dell’UE e le sfide globali del pilastro 2.
Come indicato sul sito del governo ( https://italiadomani.gov.it/it/riforme/riforme-settoriali/attuazione-misure-sostegno-res-per-promuovere-semplificazione-mobilita.html ) la riforma va implementata dai ministeri competenti, MUR E MISE, con una cabina di regia interministeriale e con due decreti, attesi a breve: uno per aumentare e sostenere attraverso incentivi la mobilità reciproca di figure di alto profilo, ad esempio ricercatori e manager, tra Università, istituti di ricerca e aziende; l’altro per lo snellimento procedurale della gestione dei fondi per la ricerca. Gli Enti pubblici di ricerca (EPR), sempre come previsto nel PNRR, avranno un ruolo fondamentale sia come possibili leader progettuali per i Partenariati, per i Campioni nazionali e per gli Ecosistemi territoriali sia come potenziali partecipanti ai bandi sul Fondo PNR e sul Fondo per le infrastrutture”. In questo quadro immaginare una operatività di sistema coerente richiederà il coordinamento delle varie iniziative legislative che verosimilmente oltre al pre-ruolo e reclutamento dovrà necessariamente prevedere una qualche forma di omogeneità delle carriere nei due sistemi senza le quale pensare ad una effettiva mobilità è del tutto illusorio.

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