Resoconto della riunione con Commissario e Direttore Generale f.f. del 26 Febbraio 2020
La riunione con Commissario e Direttore Generale f.f è stata convocata per illustrare la situazione relativa a bilancio preventivo, stabilizzazioni e piano assunzionale, situazione sedi.
Bilancio 2020
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che il CREA, unico fra gli enti di ricerca italiani, ha iniziato il 2020 in assenza di bilancio preventivo, situazione che permane ancora oggi.
In apertura di riunione, il Commissario, Cons. Gian Luca Calvi, ha comunicato che il bilancio è stato portato all’approvazione dei revisori dei conti il 14 febbraio u.s., che lo dovrebbero approvare entro il 2 marzo p.v. Successivamente passerà al MiPAAF per la definitiva approvazione, come da statuto
Il bilancio preventivo 2020 viene ritenuto particolarmente importante perché introduce delle novità che potrebbero accompagnare l’Ente nei prossimi anni. In seguito alle stabilizzazioni effettuate all’inizio del 2019, a fronte di un budget disponibile per le spese di personale dell’Ente che ammonta a 117.000.000 euro, il costo complessivo del personale è salito a 121.200.000 euro (al netto degli oneri ulteriori dovuti al riconoscimento dell’anzianità). Già oggi, quindi, il bilancio del CREA ha un saldo negativo.
Il Commissario ha poi aggiunto che l’Ente prevede di completare il programma di stabilizzazioni aumentando il costo complessivo per il personale a 131.000.000, in parte coperto dallo stanziamento di 2,5 milioni di Euro garantito dalla legge di stabilità del 2020. Per poter sostenere tali aumenti dei costi del personale, il Commissario ha spiegato che si farà ricorso alle spese di personale previste nei progetti che sono assegnati al CREA con carattere di certezza e continuità (es. progetto RICA e progetto Rete Rurale).
Inoltre, si prevede di azzerare il contributo ordinario che annualmente viene corrisposto ai dodici Centri di ricerca dell’Ente.
Il Commissario ha inoltre parlato di un non meglio precisato decreto MiPAAF che dovrebbe consentire di caricare sui progetti di ricerca (nazionali o comunitari) il costo del personale a tempo indeterminato. Di questo decreto non ci sono stati forniti i dettagli.
Il Commissario ha infine comunicato che il 6 marzo p.v. è prevista una riunione del Consiglio Scientifico per discutere del piano triennale. La convocazione, ovviamente, non è stata inviata ai ricercatori e tecnologi del CREA.
La posizione FGU-Ricerca: Precisiamo che non ci è stata presentata alcuna documentazione, come sarebbe doveroso nei confronti di una organizzazione sindacale. E’ curioso che il bilancio preventivo sia fatto prima del piano triennale di attività e del collegato piano di fabbisogno del personale. Negli altri enti di ricerca italiani si definisce prima il piano triennale (che individua strategie e priorità), da cui poi discende il bilancio preventivo
La situazione, per quello che si percepisce, è gravissima. Non solo, nell’immediato, per la mancanza di un bilancio preventivo, che sta mettendo a rischio la realizzazione di qualunque attività. Il problema vero è costituito dalla visione che non prevede risanamento, ma ulteriore debito, a cui fare fronte con entrate progettuali, che, per loro natura, non sono né certe né durevoli. Le scelte che questa gestione commissariale sta facendo, con l’avallo del DG f.f., non sembrano sostenibili nel medio-lungo periodo. Sicuramente è un comportamento che non può essere considerato da “buon padre di famiglia”, perché espone l’Ente nei prossimi anni a bilanci consuntivi in deficit ed alla riduzione progressiva ed ineluttabile dell’operatività dei Centri e della loro competitività nei bandi nazionali ed internazionali.
E’ stato fatto notare, inoltre, che quanto appena riferito è in contraddizione con quanto riportato dallo stesso Commissario Straordinario in occasione della sua audizione in Commissione Agricoltura della Camera dello scorso 19 Settembre 2019, durante la quale il Commissario aveva prospettato la stabilizzazione completa di tutti i precari del CREA solo a fronte di un impegno del Ministero a sostenere, con un adeguato contributo, le spese di personale relative.
Il rischio concreto, paventato dalla delegazione del CREA-FGU ricerca, è che nel giro di pochi anni si crei una situazione di eccessivo indebitamento dell’Ente che può portare a delle decisioni politiche drastiche, quali lo smantellamento del CREA come ente pubblico di ricerca e una sua definitiva destinazione ad altre funzioni (ipotesi di Agenzia che ad intervalli regolari viene riproposta).
Personale
Il programma di stabilizzazioni previsto, se attuato, sarebbe così ripartito:
n. 22 unità di personale (nominativi presenti nel 3° elenco – 1° comma) (entro 1 luglio 2020)
n. 34 unità di personale (nominativi presenti nel 1° elenco – 2° comma) (entro 1 luglio 2020)
n. 8 unità di personale (nominativi presenti nel 2° elenco – 2° comma) (Novembre 2020)
n. 61 unità di personale (nominativi presenti nel 3° elenco – 2° comma) (Novembre 2020)
Inoltre il CREA intenderebbe procedere a passaggi dilivello per ricercatori e tecnologi, solo dopo avere proceduto alle prime stabilizzazioni, dando compimento alla delibera del CdA n. 113/2018.
La posizione FGU-Ricerca: Non possiamo che essere contenti per le annunciate nuove stabilizzazioni, queste però non possono essere effettuate generando nuovo debito. Quanto ai promessi passaggi di livello per ricercatori e tecnologi, dobbiamo evidenziare che questi avverranno, nei propositi del Commissario, solo in coda a tutti gli altri interventi sul personale. Ci saremmo aspettati un segnale di maggiore attenzione, e cioè che le progressioni di carriera dei R&T, in pratica negate da un ventennio, fossero considerate un’emergenza al pari del precariato, da affrontare almeno contemporaneamente alle nuove stabilizzazioni. Non sarà che anche questa volta ci diranno che per i passaggi di livello dei R&T mancano i soldi? Di certo, al momento, questo delle progressioni di livello dei R&T è l’unico provvedimento non ancora attuato della delibera del CdA N. 113/2018, attuativa del piano di fabbisogno del personale 2018-2020. Abbiamo inoltre chiesto di avviare le procedure di anticipo di fascia
Affitto immobili
Si è infine affrontata la questione
degli immobili in affitto a via Po 14 per il CREA-AC e per
CREA – PB.
A tale riguardo, il Commissario ha spiegato che non è
possibile continuare a pagare 3.600.000 euro/anno di
affitto e per questo motivo si ipotizza di riproporre il
progetto, scartato a suo tempo, di trasferimento del
personale di AC presso la sede di via della Navicella del
CREA-AA ed il trasferimento del personale di CREA-AA di
via della Navicella presso la sede di CREA-AN a via
Ardeatina.
La strategia di razionalizzazione
degli immobili prevede inoltre il rilancio dell’idea di
acquisizione del Parco Tecnologico Padano, associata alla
vendita degli immobili di Milano, per i quali si prevedono
entrate stimate di circa 15.000.000 di euro.
La dismissione della sede di Lodi non è invece prevista,
perché viene considerata una azienda di filiera
strategica la cui vendita non sarebbe altrettanto
economicamente vantaggiosa, e possibile oggetto di
speculazioni.
La posizione FGU-Ricerca: Abbiamo evidenziato con rammarico al Commissario che si è perso un altro anno, continuando a pagare un oneroso affitto a Via Po. E poi ci dicono che non ci sono soldi per il funzionamento ordinario dei Centri, per le manutenzioni ordinarie e straordinarie di edifici (uffici e laboratori), attrezzature scientifiche ed Aziende, per stabilizzazioni e passaggi di livello. E’ la dimostrazione concreta del fallimento di questa Gestione Commissariale nell’amministrazione del patrimonio immobiliare del CREA.
Per quanto riguarda il trasferimento del personale dell’AC nella sede di via della Navicella, si è ricordato al Commissario Straordinario ed al Direttore Generale f.f. che tale ipotesi era stata valutata già dal Presidente Parlato e dal DG Marandola nell’autunno del 2018. In quell’occasione, in seguito alla stesura di una relazione tecnica dettagliata e della documentazione prodotta dai Direttori di CREA-AA (Dr. Donatelli) e di CREA-AN (Dr.ssa Lupotto), il Presidente Parlato, con lettera al personale prot. n. 31946 del 22/10/2018, ha accantonato tale ipotesi in quanto tecnicamente non realizzabile.
Come FGU-Ricerca,
non essendo intervenuto alcun elemento nuovo, abbiamo
espresso la nostra totale contrarietà alla riproposizione
di spostamenti, per risolvere la problematica degli
affitti per le palazzine di via Po.
Abbiamo proposto di destinare parte del ricavato delle
dismissioni immobiliari (al momento circa 25 milioni di
euro) all’acquisto di un immobile (massimo 15 milioni di
euro), che insieme agli appartamenti di via Barberini, ed
eventualmente di via Archimede (da rimuovere dal
patrimonio dichiarato disponibile nel PTI), accolga il
personale dell’AC e del CREA-PB. Non si può continuare a
rimanere in un posto dove, oltre a pagare 3 milioni di
euro all’anno oltre IVA di fitto, insistono seri vizi
(concentrazioni certificate di radon oltre i limiti
consenti in diverse parti dell’immobile, presenza di
amianto nella sala conferenze) che mettono in pericolo la
salute dei lavoratori. Soluzioni diverse, come allocare
tutto il personale dell’AC e del CREA-PB in immobili di
proprietà, erano fattibili prima della vendita (o meglio
svendita) degli immobili di via Cassia e di via Panvinio.
Il Commissario, in risposta alle
obiezioni della delegazione sindacale, ha affermato che
non si può procedere all’acquisto di nuovi immobili se
non si sono valutate tutte le possibili alternative e
quindi l’ipotesi ventilata di trasferimento del personale
dell’AC presso la sede di AA di
via della Navicella è da intendersi come una ipotesi di
studio in una fase di valutazione preliminare. Non è che si
ripropone questa soluzione, con l’intenzione (celata) di
continuare a rimanere in via Po?
Per quanto riguarda la situazione di Lodi, la nostra posizione è chiara. Non c’è alcun bisogno di acquisire il Parco Tecnologico Padano, struttura decotta e non strategica per il CREA. Non c’è alcun bisogno di realizzare una scuola per casari a Lodi: un’ipotesi allettante e pastorale, utile a gettare fumo negli occhi solo a chi non è informato, e non sa che già esistono in zona rinomate e validissime scuole per casari, che fra l’altro non rientra nella mission del CREA. Non esiste alcuno studio di fattibilità né sul PTP, né sulla scuola per casari. Non c’è alcun accordo CREA – ISMEA, nessuno dei quali ha peraltro nella propria missione istituzionale la realizzazione di attività formative per casari.
Dopo avere buttato oltre 15 milioni di Euro in affitto per Via Po, siamo pronti a buttare 8 milioni di Euro e oltre per il PTP? Perché?
Dopo i dolorosi fatti del 5 marzo 2019, al Commissario Calvi era richiesto solo di risistemare i conti del CREA e mettere ordine nella gestione del suo patrimonio immobiliare.
Non ha fatto né una cosa né l’altra, costringendoci a iniziare il 2020 senza bilancio preventivo e nello stesso pantano immobiliare di un anno fa!
FGU Dipartimento Ricerca sezione ANPRI presso il CREA
Roma, 26 febbraio 2020