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Ricerca, Messa: “Il contratto dà maggiori garanzie e apre alla carriera nell’impresa”

ROMA, 19 luglio – “Il contratto di ricerca dà maggiori garanzie e delinea un percorso più chiaro sia per l’università che per il ricercatore. Il nuovo contratto apre tra l’altro non solo allo sviluppo di una carriera di tipo accademico ma anche nell’impresa”. La ministra per l’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa, spiega così la scelta di riformare l’assegno di ricerca “che non esiste in altri Paesi” e di cui “la stessa Commissione europea ci ha chiesto conto”.
In una intervista a ItaliaOggi, Messa aggiunge: “Le borse di ricerca resteranno ma non per chi ha già ottenuto il titolo di dottore di ricerca. E ricordo che il fondo ordinario di finanziamento a regime, dal 2026, crescerà di circa 856 milioni per le università e 100 milioni per gli enti di ricerca”. La ministra poi rincara: “Abbiamo già distribuito le risorse per avviare un piano straordinario di assunzioni che consentirà di reclutare tre volte il turn over, sia personale accademico che personale amministrativo”.
Messa si impegna poi per evitare qualunque riduzione della platea dei ricercatori e per un piano welfare contro l’inflazione anche per il personale non contrattualizzato dalle università. Infine, sulla classificazione dei saperi l’esponente di governo riflette: “Abbiamo oggi un sistema rigido che è fatto da 90 macroaree, 180 settori concorsuali. Troppi, rivediamo la classificazione insieme al Cun, per renderla più adeguata ai tempi”.

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