News 

Ricercatori in sanità al governo: “Stop al precariato”

ROMA, 8 novembre – “Questi ultimi anni ci hanno obbligato a repentini cambi di abitudini, di ruoli, di Governi, ma una cosa rimane stabile nel tempo: la precarietà del personale di ricerca sanitaria degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) pubblici e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (Izs)”. Parte così il lungo appello al governo dell’Associazione Ricercatori in Sanità (Arsi). Gli studiosi di Irccs e Izs, proseguono: “Numeri da vergognoso guinness dei primati: biologi, chimici, fisici, farmacisti, statistici, ingegneri, data manager, grant officer, infermieri, tecnici e tanti altri lavoratori della ricerca sanitaria pubblica precari ormai da decenni e precari al 100% delle unità. Una media nazionale di anzianità di servizio precaria di circa 12 anni collezionando contratti atipici quali borse di studio, p.iva e CoCoCo prima del cd contratto Piramide a tempo determinato. Picchi oltre i 30 anni di anzianità di servizio precario per questo personale, all’80% donne (si veda grafico allegato per la distribuzione percentuale degli anni di precariato). Numeri che mettono i brividi, colmi di contributi pensionistici non riconosciuti, ferie non pagate, congedi parentali inesistenti, maternità nascoste, TFR non versati, e che si scontrano col paradosso di quanto indispensabile sia il lavoro di questi professionisti per diagnosi e terapie innovative di malattie gravi e invalidanti dell’adulto e del bambino, speranza di cure future per malattie oggi ancora incurabili, ma anche prevenzione e contenimento di epidemie e zoonosi tra cui Covid-19 e peste suina”.
L’appello continua: “Personale della ricerca sanitaria pubblica di esperienza e altamente specializzato, spesso con dottorati di ricerca oltre lauree specialistiche, che in un vergognoso rimpallo fra il Ministero della Salute (che gestisce i fondi di ricerca) e le Regioni (che si occupano delle dotazioni organiche, attualmente solo di assistenza) ancora oggi non trova un adeguato riconoscimento all’interno del SSN. Personale escluso dalla stabilizzazione dei sanitari del Covid prevista dalla scorsa Legge di Bilancio, esclusi dalle stabilizzazioni regionali previste dall’applicazione della Legge Madia perchè non esiste ancora una pianta organica della ricerca negli Istituti che per Statuto devono svolgere ‘ricerca sanitaria d’eccellenza’. Istituti di Ricerca senza ricercatori: un ossimoro in essere”.
Più avanti, l’Arsi spiega: “La nomina dell’On. Gemmato, firmatario del suddetto OdG del 25 Maggio scorso, come Sottosegretario al Ministero della Salute è però motivo di speranza per i lavoratori precari storici della ricerca sanitaria pubblica. Avendo già chiara la situazione attuale, il nuovo Governo potrà finalmente cambiare rotta nella gestione di tale personale e, nel rispetto delle norme anti abuso di contratti a termine, inserire nel prossimo disegno di legge di bilancio ‘…la stabilizzazione del suddetto personale ai sensi dell’articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n.75, considerando gli interi periodi coperti da rapporti di lavoro flessibile e borse di studio, anche in deroga ai vigenti limiti di spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale’ come si legge nell’OdG”.
“Consapevoli delle difficoltà attuali che vive il nostro Paese, ricordiamo che la copertura finanziaria è già presente. Vi è un finanziamento strutturale per il personale della ricerca sanitaria previsto dalla L. 205/17 (90 milioni/anno a partire dal 2021), sufficiente per coprire sine die il costo dei contratti dei lavoratori storici attualmente esistenti. Un eventuale ulteriore finanziamento servirebbe invece per reclutare nuove leve, anche da inserire nel percorso della Piramide della Ricerca, per tentare di recuperare il grave abbandono di personale della ricerca sanitaria dagli IRCCS pubblici e IZS. Vogliamo quindi riporre fiducia nel nuovo Governo – concludono i ricercatori – perché i biologi, gli ingegneri, i farmacisti, gli statistici, gli infermieri, gli amministrativi e le tante altre figure professionali che lavorano da decenni nell’innovazione della sanità pubblica italiana possano trovare quest’anno il giusto inquadramento”.

Related posts

Leave a Comment

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: