Rientro dei ‘cervelli’, Giorgetti: “Agevolazione da cambiare”

ROMA, 27 ottobre – L’agevolazione per i rimpatriati non convince l’attuale governo. Su 24mila ritorni nel 2021, circa 1700 riguardano ricercatori, mentre negli altri casi si tratta di dipendenti di aziende private, manager o sportivi. Un risultato modesto alla luce dei costi dell’agevolazione, che vale 1,3 miliardi l’anno e che fa capo a un decreto legislativo del 2015. Ieri, rispondendo a un’interrogazione in Senato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha mostrato tutte le sue perplessità: “Quando è stata concepita questa misura non si aveva in testa la piega che ha poi preso effettivamente. Abbiamo assistito a fenomeni da censurare, come magari qualcuno che aveva deciso di prendere residenza al Sud, per godere di agevolazioni più alte, per poi svolgere la propria attività in altre regioni. Oppure altre pratiche elusive, sicuramente da contenere”.
Giorgetti ha quindi aggiunto: “Un ragionamento, poi, deve essere fatto anche per i calciatori, visto che questo incentivo pesa sui vivai delle nostre squadre e sulla presenza di italiani”. Nel 2020, invece, i lavoratori impatriati sono stati appena 15mila, di cui 1329 ricercatori e docenti.
La riforma del regime ha fatto capolino con il decreto attuativo della delega fiscale che riguarda la fiscalità internazionale. Il nuovo schema prevede un’agevolazione più bassa, il 50% invece del 70%, che diventa il 90% al Meridione. Ma sarà necessario anche un periodo più lungo di precedente residenza all’estero, tre anni invece di due, e di seguente permanenza in Italia, cinque anni invece di due. Inoltre, ci sarà un limite ai redditi agevolabili: 600mila euro annui. E saranno quasi certamente esclusi gli sportivi. La protesta di docenti e ricercatori è comunque in corso e il decreto potrebbe ancora subire modifiche, a valle del parere parlamentare. Ma sicuramente è attesa una revisione profonda delle regole attualmente in vigore.